
01 Dic Molestie sessuali sul lavoro, cosa fare?
Molestie sessuali sul lavoro, una triste realtà
Purtroppo, sul posto di lavoro, i casi di molestie sessuali sono ancora numerosi. Tipicamente da uomini dirette a donne, ma anche qualche caso in cui le vittime sono uomini. Spesso, la persona che subisce l’abuso, è in condizione di vulnerabilità poiché teme di perdere il posto di lavoro se denuncia la situazione.
Uno studio condotto nel 2014, indica che in quasi il 60% dei casi di molestie sessuali sul posto di lavoro, l’autore del reato è un collega. Nel 14,3% l’aggressore è un cliente; nel 2% un dirigente e nell’1,3% un subordinato. Tuttavia, il 50% dei casi gravi è a opera di un superiore.
Come riconoscere le molestie sessuali sul lavoro
Non è sempre facile riconoscere le molestie sessuali sul posto di lavoro, soprattutto in ambienti informali dove vige un grande rapporto di fiducia. La differenza fra cameratismo, scherzo, flirt e molestia è piuttosto sottile. Vediamo in generale quando, certi comportamenti, si configurano in molestie.
Nessuna reciprocità: Una delle persone coinvolte mostra interesse sessuale verso l’altra che non ricambia e non gradisce tale comportamento.
Simbolicità trasgressiva: Significa che una persona viene strumentalizzata tramite parole, azioni, scherzi, battute, ecc. La situazione sfocia così su un vero e proprio piano sessuale.
La risposta della persona disinteressata ha conseguenze. Il molestatore prende decisioni basate sulla reazione della vittima. A volte può essere un licenziamento, ma può anche essere ostracismo, rifiuto di privilegi e perdita di stabilità.
Si manifestano comportamenti intimidatori. Non propriamente minacce, ma dimostrazioni di forza o potere, sia fisiche sia gerarchiche. La vittima si sente minacciata in uno o più modi.
Tipi di molestie sessuali sul lavoro
Possiamo identificare le molestie sessuali, così dette ambientali, che corrispondono a un comportamento umiliante, ostile o minaccioso. Possono manifestarsi con insulti verbali, fisici o simbolici, oppure reati minori o gravi, ma sono sistematici. Oppure un vero e proprio ricatto sessuale. Alla vittima viene chiesto apertamente di lasciarsi usare sessualmente in cambio di qualcosa, che potrebbe essere mantenere il suo lavoro, un aumento di stipendio, migliorare le sue condizioni lavorative, ecc.
Come comportarsi?
Tipicamente, in caso di molestie sessuali sul posto di lavoro, la vittima tende a minimizzare. Si spera che il mobbing finisca da un giorno all’altro. La verità è che queste situazioni tendono a diventare croniche. È meglio confrontarsi direttamente con il molestatore, con un atteggiamento calmo ma fermo. Verbalizzare e definire quanto sta accadendo e le possibili conseguenze è già un modo per disincentivare molti molestatori.
Nel caso la molestia passa da minaccia (o un’insinuazione) a gesti fisici, la prima cosa da fare è denunciare. Se l’azienda in cui lavorate prevede degli interventi mirati per questi casi, ancora meglio. In caso contrario, la cosa più appropriata da fare è andare da un superiore e metterlo al corrente. Meglio farlo per iscritto, indicando in dettaglio in che modo si sta subendo la molestia.
Denunciare
Per quanto possibile raccogliere prove e testimoni. Se l’azienda ignora il reclamo, bisogna rivolgersi alle autorità. Oggi nella maggior parte dei paesi occidentali la legislazione protegge le vittime di abuso.
Il silenzio non è un’opzione.
Per quanto sia duro ammetterlo, per ogni tiranno c’è una vittima consenziente. Mettere i giusti confini nella tua vita relazionale è un dovere che hai verso te stessa. Con l’intervento di un counselor puoi arricchire le tue strategie per difenderti da chi non sa rispettarti.
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