
01 Feb Cambiare esternamente per non cambiare interiormente?
Cambiare secondo la filosofia orientale
Una delle frasi che ho sentito più spesso nel variegato mondo delle arti marziali è:
“Spesso è necessario cambiare esternamente, per rimanere uguali interiormente.”
Frase ricondotta al filosofo Lao Tzu e che consentirebbe a chi ha valori forti, di cambiare le proprie azioni rispondendo a un cambiamento nel mondo esterno, rimanendo comunque in linea con i propri principi.
Ad esempio, nella pedagogia moderna, viste le nuove generazioni, non si possono più proporre allenamenti molto ripetitivi, sul modello dei monaci che si vedono nei film. Se, al giorno d’oggi, tenessimo gli studenti un’ora a lezione a mantenere posizioni statiche, avremmo in breve le palestre vuote. Visto che la finalità è diffondere più possibile il nostro messaggio, i nostri valori e la nostra arte, operiamo un cambiamento esterno più in linea con le nuove generazioni, salvaguardando la pratica marziale.
Cambiare per forza maggiore
In questi ultimi due anni ci siamo dovuti adattare a cambiamenti per le vicissitudini, completamente al di fuori del nostro controllo, della pandemia da COVID19. Mascherine, distanziamento, assenza di contatto, allenamenti all’aperto, controllo temperatura, isolamento, lezioni online…
Tuttavia, l’essenza della pratica, il nostro spirito è rimasto immutato. Anzi mi spingo a dire che, in qualche caso, si è pure rafforzato. Questo denota la capacità di rispondere ai cambiamenti imposti dall’esterno e ricalca perfettamente l’idea di cambiare proposta da Lao Tze.
Cambiare insieme alla società
Proponendo oggi il combattimento che facevamo trent’anni fa e che ci vedeva tornare a casa, più sì che no, con lividi, nasi sanguinanti e vare zoppie, è molto probabile che perderemo la maggior parte degli allievi (e forse vinceremmo una denuncia). Dato che la finalità è mettere in condizioni l’allievo di combattere e salvaguardare la sua salute, abbiamo operato un cambiamento esterno introducendo una pedagogia e un avvicinamento al combattimento più morbida e graduale. Alla fine, l’allievo sarà sempre in grado di affrontare un combattimento, con un corpo sano e protetto dalla nuova metodica.
Ma a tutto questo c’è un… ma!

Cambiare i valori
Parlando di valori, tanto cari alle arti marziali tradizionali, ti chiedo: come sai che un valore è presente nella tua vita (o nel gruppo di persone che frequenti?).
Prendiamo ad esempio il rispetto. Valore importante nel nostro mondo.
Come sai che il rispetto è presente nella tua vita (gruppo, palestra, federazione…)?
Pensaci…
Pensaci bene…

Credo che dovrai riferirti a qualche comportamento:
Ci si saluta sempre prima e dopo aver lavorato con un compagno;
Non si usa il turpiloquio
Non si prende il materiale degli altri senza permesso
Si pulisce e disinfetta il materiale comune dopo l’utilizzo
…
Puoi completare la lista con altri aspetti… tutti comportamenti esterni.
Solo parole
Il “rispetto” (così come libertà, onestà, condivisione, perseveranza…) è solo una parola.
Prova a chiedere a dieci persone come capiscono che c’è rispetto in una relazione e otterrai dieci risposte diverse, ma tutte legate a comportamenti esterni e osservabili.
I valori sono inscindibili dall’esterno poiché esso li definisce e li qualifica.
Immagina se, dal momento che il turpiloquio spopola su TV e WEB, concedessimo ai nostri allievi di dire parolacce e insultarsi in palestra (sul modello dei talk show televisivi) visto che il mondo è cambiato.
A volte, cambiare esternamente, significa cambiare internamente. Soprattutto quando si parla di valori, riferirsi alla frase fatta di cui sopra è ipocrita.

Lo scivolone…
…è dietro l’angolo. Prendiamo un altro esempio dal nostro mondo: Tipicamente, nelle arti marziali tradizionali, si sostiene che il risultato è meno importante del percorso.
La finalità sarebbe quella di costruire un carattere forte, capace di rispondere agli ostacoli dell’allenamento (e in una visione più ampia della vita). Un carattere antifragile per dirla con Nassim Taleb. Eppure, troppo spesso, quando un maestro ha un allievo particolarmente performante, si concentra sui risultati, sottolineando ed esaltando la performance. Soprattutto con i giovani è usato l’espediente della celebrazione (elogio) per fidelizzarli alla pratica, accomunandoci a un qualsiasi sport agonistico. In alcuni casi i giovani vengono “selezionati” nelle squadre nazionali, svincolandoli dal percorso consueto di pratica e ponendoli a un livello superiore dei compagni. I passaggi di cintura in funzione dell’utilità agonistica e non più frutto di un percorso e apprendimento tecnico. La gerarchia sovvertita in nome della ricerca della vittoria
Non che l’agonismo sia l’Inferno, se questa è la finalità nulla da dire…
La parola discriminante è “finalità” se questa cambia, l’assioma di Lao Tzu non vale e farvi riferimento è ipocrita.
Valori e principi sono sottesi dai comportamenti (e certamente anche dalla sincera e intima adesione a essi), cambiando questi ultimi si scivola verso qualcosa di diverso… la finalità cambia.
Fate molta attenzione a dove portano i comportamenti che agite nella pratica (e nella vita) perché troppo spesso cambiare esteriormente vuol dire cambiare anche interiormente.
La consapevolezza dei propri valori e quelli che si vuole portare nella propria palestra richiede momenti di profonda riflessione, con un counselor è più facile.
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