
26 Gen Esperienze contro ricordi, chi vince?
Esperienze e ricordi due aspetti spesso in contrasto
Com’è possibile che le esperienze (cioè la risposta alla domanda : “come stai ora?”) siano in contrasto con i ricordi (cioè la risposta alla domanda: “come è stato nel complesso?”)
Per spiegarti questo contrasto uso un esempio preso da Daniel Kahneman premio Nobel per l’economia (2002) dal suo libro “Pensieri lenti e veloci“.
Il professor Kanheman racconta che, durante una sua conferenza, un auditore ha raccontato un episodio: ha ascoltato per venti minuti una sinfonia bellissima, verso la fine il disco era rovinato e ha prodotto un suono stridulo. Secondo quella persona: “l’intera esperienza è stata rovinata!“
La vita che vivi e la vita che ricordi
Nella realtà esperienziale, il signore del pubblico, ha goduto venti minuti di esperienza bellissima e qualche istante di disagio.
Invece, nella realtà del ricordo, l’esperienza è stata interamente rovinata dall’ultima parte.
Il conflitto nasce perché, quando ricordiamo un’esperienza, tendiamo a ricordare i picchi (momenti fortemente emotivi) e la conclusione. Facendo molto meno attenzione alla durata.
Ho ricordato Kahneman con un cliente con cui sto lavorando. Un uomo appena uscito da una separazione, dopo un matrimonio durato diciassette anni. Appena venuto da me la sua narrazione era: “Ho sprecato la mia vita in un matrimonio disastroso“.
Lavorando con lui ho compreso che, in realtà, la crisi è cominciata meno di tre anni dalla separazione. Per più di quattordici anni ha vissuto un matrimonio felice!
Tuttavia, questa consapevolezza, è stata dura da portare a galla.
Le scelte le facciamo con i ricordi, ignorando l’esperienza
Quando scegliamo una vacanza i nostri criteri si basano sui ricordi di vacanze passate. Poniamo attenzione ai picchi emozionali e alla conclusione. Magari, la somma dei momenti (esperienze) di normalità sono alti. Forse maggiori rispetto a una vacanza che però non ha presentato picchi emotivi particolarmente piacevoli.
Tuttavia il tempo conta eccome!

Il tempo è la massima risorsa finita
Credo concorderai con me che il tempo è la più importante risorsa che hai. Non puoi conservarlo, fermarlo o averne di più. Tuttavia l’esperienza mnemonica ignora questo aspetto. Si crea un bias cognitivo che rende preferibile un breve periodo di gioia intensa a un lungo periodo di gioia moderata.
Di contro, lo stesso bias, ci fa temere più un breve periodo di sofferenza intensa, ma tollerabile che un periodo molto più lungo di dolore moderato.
Questo, nell’esperienza quotidiana, potrebbe tradursi nel preferire il disagio di un matrimonio che non funziona (o di un lavoro che non ci piace) al dolore di una separazione netta (o di un licenziamento). Precludendoci l’infinita varietà di opzioni che un deciso cambiamento può farci avere.
“Dal passato in realtà impariamo a massimizzare le qualità dei nostri futuri ricordi, non necessariamente della nostra futura esperienza. Questa è la tirannia del sé mnemonico.” Pensieri lenti e veloci – Daniel Kahneman p. 513
Naturalmente anche l’intensità delle esperienze è importante. Quello che ti suggerisco, riconoscendo il bias cognitivo che ti ho descritto sopra, è riflettere bene sul peso dei ricordi contro le esperienze e la durata di un evento. Inoltre, poni la tua attenzione al peso che dai alla conclusione dell’esperienza.
Se ne “vale la pena” potrai dirlo solamente tu.
Il percorso verso la consapevolezza e la felicità non è semplice; con un counselor puoi ottenere strategie per valutare in maniera più razionale e concreta la qualità della tua vita.
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